Una giornata dove le tre effe (freddo, fango e fatica), hanno reso la manifestazione senese indimenticabile. Michele Bazzani, ci porta a rivivere quelle emozioni, grazie al suo racconto.
(Testo di Michele Bazzani, foto di Sportograf e Comitato Organizzatore)
La bici sobbalza, il fondo stradale cambia di colore e consistenza, la ruota si incolla a terra, gli schizzi di fango ti arrivano sul volto, il cuore balza in gola, attenzione a quella buca, alla borraccia che vola… siamo sulle Strade Bianche.
Le sensazioni che si vivono ogni volta che si entra in un tratto sterrato sono oramai a me familiari, ma ogni volta è un’emozione che si rinnova.
Partecipo per la quarta volta alla granfondo Strade Bianche, anche se l’organizzazione parla di terza edizione non contando l’edizione zero del 2015, che fu gestita da altri soggetti. Ma fin dal primo momento si è capito subito che questa manifestazione, genialmente abbinata alla corsa professionistica che si disputa il sabato, aveva grosse potenzialità.
Molti ciclisti approfittano del ricco programma per venire a passare qualche giorno con la famiglia nella città di Siena, andando a dare un forte impulso anche alle attività ricettive della zona.
Abitando a poca distanza da Siena, ho spesso l’opportunità di visitarla e di percorrere in bici gli sterrati che caratterizzano questa corsa, e comprendo l’entusiasmo di chi li vive per la prima volta. Quest’anno il numero degli iscritti ha toccato livelli record, sfondando quota 5000 e portando questa granfondo a diventare in pochi anni una delle più importanti d’Italia.
Purtroppo, per tutti, l’avvicinamento a questa corsa è stato oltremodo complesso, per il freddo intenso e il maltempo che hanno caratterizzato tutta la settimana, con il culmine di una forte nevicata che il giovedì aveva colpito tutto il territorio toscano. Tutto bianco quindi, non solo le strade. Le piogge dei giorni successivi hanno però fatto sciogliere la neve, rendendo i tratti sterrati più fangosi.
Le donne elite e i professionisti, che il sabato hanno disputato le gare sotto la pioggia, hanno regalato dei momenti di ciclismo epico e spettacolare giungendo al traguardo esausti e sporchi di fango. Particolarmente significativi i volti di Katarzyna Niewadoma, sempre protagonista da queste parti e delusa per aver concluso seconda per la terza volta consecutiva, e di Wout Van Aert, giovane belga, che dopo una corsa generosa conclusa al 3° posto, si accascia sfinito sul selciato di Piazza del Campo. Ma adesso tocca a noi cicloamatori protagonisti, e già non vediamo l’ora, esaltati dalle gesta dei professionisti e incoraggiati dalle previsioni che per la domenica danno assenza di pioggia e temperature in aumento.
Con i compagni di squadra allestiamo il furgone di buon’ora, caricando le bici preparate a puntino per l’occasione. Nessun dettaglio può essere trascurato. Abbiamo solo mezz’ora per arrivare a Siena, ma l’impazienza è smorzata solo dall’entusiasmo che cresce con l’avvicinarsi della partenza. Raggiungiamo i bastioni della Fortezza Medicea dove sono allestite le griglie, o almeno una parte di queste, visto che oltre il pettorale 2000 si parte al di fuori delle mura.
I primi chilometri sono molto veloci ma, partendo da una griglia arretrata, si fa già una gran fatica per recuperare posizioni e i gruppi più veloci. Il primo sterrato pianeggiante della Vidritta si affronta al contrario rispetto agli anni passati e scorre via senza intoppi, con la sola attenzione alle numerose borracce che volano via. Ben più duro quello che dagli stupendi campi da golf di Bagnaia porta a Grotti, in una salita resa ancora più dura dal fondo colloso, che rende più difficile il nostro incedere.
Vedo sparire dietro una curva il compagno Fabio, oggi in grande giornata, e con l’amico Stefano decidiamo di proseguire a ritmi più contenuti vista la lunghezza della gara. Ma il percorso non concede respiro, con continui saliscendi anche nei tratti asfaltati. Anche il terzo tratto sterrato, che affrontiamo dopo il bivio dei percorsi, è un susseguirsi di rampe dure e ripide discese che ci mettono a dura prova.
Non è però ancora il momento di mollare. So che a breve l’altimetria concederà una tregua ed è importante proseguire con gruppi numerosi. Il quarto sterrato è in leggera discesa e affrontato a forte ritmo, ma salvo un po' di ghiaia nelle curve non dà grossi problemi. Giungiamo così a Buonconvento, all’inizio di un lungo tratto pianeggiante, dove ne approfittiamo tutti per alimentarci visto che siamo vicini alle due ore di gara. Le vere difficoltà iniziano con il lungo tratto di S.Martino in Grania, più di nove chilometri, veramente duri, soprattutto nei tornanti finali, che portano in una specie di paradiso terrestre in mezzo alle crete senesi.
Qui vengo raggiunto dal compagno Devis, molto pimpante in questo tratto, e da Paolo di Faenza, amico di lunga data e compagno di tante avventure, che rivedo dopo molto tempo. Ritornati su asfalto, andiamo a sfiorare la città di Siena per poi dirigersi verso le propaggini meridionali del Chianti, attraversando Castelnuovo Berardenga attraverso continui saliscendi pedalabili. Il ritmo serrato mi mette comunque in difficoltà e, a malincuore, devo lasciare andare il gruppo dove nel frattempo erano rientrati anche il compagno Massimo e il forte ciclista fiorentino Daniele.
È il momento di innestare la velocità di sopravvivenza mentre si avvicinano gli sterrati e i muri del finale, un susseguirsi di coltellate, sia su asfalto sia su strada bianca, che mettono a dura prova tutti i partecipanti. Il tratto delle Tolfe per metà in discesa e metà in ripida salita è l’ultimo sterrato, ma non l’ultima difficoltà: lo affronto con i crampi che mi escono da ogni muscolo delle gambe ma riesco a stringere i denti. Da molti chilometri siamo in vista della città che tocchiamo quasi con mano senza mai raggiungerla, visto che la mano sadica che ha disegnato il percorso ci costringe ad aggirarla da nord per accedervi dal lato più impervio: la porta di Fontebranda e via Santa Caterina.
Questa ruga medievale che taglia longitudinalmente il centro storico si presenta come un muro terribile davanti ai nostri occhi: non si deve guardare in alto, solo pedalare, più forte che si può. Sento delle grida di incitamento del folto pubblico che si assiepa in cima. Mi esalto e incredibilmente ritrovo energie che pensavo di avere disseminato lungo il percorso e in poco tempo riesco a scollinare. Conosco a memoria i metri finali, li affronto lentamente per godermi al massimo l’ingresso suggestivo in Piazza del Campo.
È un arrivo trionfale per tutti, così bello che molti fanno fatica a trattenere le lacrime, sia per l’emozione che per la gioia di aver terminato una prova unica che ha messo a dura prova anche i ciclisti più esperti. Maria Romana salta allegra come una bimba entusiasta per quanto vissuto in gara e fuori, mentre il simpatico Alessandro da Pistoia mostra sconsolato le sue tre camere d’aria forate, ma comunque felice per aver terminato la prova. Non molto diversa è la gioia di Tommaso, Simona, Nicola e Annalisa che hanno vinto le loro gare sui due percorsi con gesti atletici veramente degni di nota.
E mentre si susseguono gli arrivi, che proseguiranno per la prima parte del pomeriggio, la festa continua nuovamente all’interno della Fortezza Medicea, cuore pulsante della manifestazione dove sono allestiti gli stand e tutti i servizi della gara, compresi pasta party e premiazioni. Anche stavolta, nonostante una prestazione sotto tono, mi sono veramente divertito e do appuntamento al prossimo anno per un evento al quale non si può veramente rinunciare…
(7 marzo 2018)